La Vita Segreta del Trifide
17ª Puntata: "Un losco ed avido personaggio".
- RIALZATI TRIFIDE!!! RIALZATI TRIFIDE!!! RIALZATI TRIFIDE!!!
La voce stentorea lo ammoniva severo!
Ammiccando per la luce che gli feriva l'occhio, gli parve di scorgere un megafono su un fantasmagorico camioncino che si allontanava e si convinse che una specie di accanimento elettoral-onirico lo stava perseguitando.
Tra incubo e realtà, il furgone politico-alimentare si allontana scandendo il nome del Trifide... |
“Signore delle Galassie, dammi la forza di sopportare tutto questo, prima il manifesto, poi il camioncino, ora manca Prodi al Giro d’Italia e ci sono tutti, ma in quale pianeta sono capitato?”.
Richiuse l'occhio e si rimise a ronfare beato.
Ma durò poco.
Di nuovo una voce:
- Trifoli! Tu alza! Io aiuti, dami tui braci che io iuta te
rialzi, sumigli a miduzi su spiagi!
“Andiamo proprio bene” – sospirò pensieroso il Trifide dopo la tremenda
capocciata che lo aveva steso per tutta la notte – “devo essere proprio conciato
come 'na chiavica se adesso mi scambiano per una medusa morta.
Si sedette sul marciapiede, tastò il bernoccolo bitorzoluto che gli si era formato sulla testa, fece un rapido inventario di tutte le ossa, ventose e cartilagini che lo componevano, grugnì di soddisfazione nel constatare che nulla mancava e alfine si rese conto che quel singolare idioma con cui la voce misteriosa gli si era rivolta denotava una lievissima traccia di familiarità, e forse non proveniva da creature sconosciute...
La voce lo aveva persino chiamato per nome!
Ancora con l’occhio chiuso per il dolore alla capa, fece mente locale per identificare chi si proponeva di aiutarlo; conosceva solo due persone nel sistema solare che parlavano a quel modo:
Una era Antonio Cassano, il famoso genio distruttore di bandierine dei corner e della grammatica italiana. |
L’altra non poteva essere altri che il fido collaboratore tibetano Anusak, alle dipendenze del Polipone fin dal 1984.
Caro, vecchio, sdentato e adorabile Anusak!
Sapeva che poteva sempre contare su di lui nei momenti peggiori, così allungò due tentacoli a casaccio e con l'aiuto del fedele servitore riuscì a tirarsi su, tutto indolenzito.
Per una volta tanto quella faccia irreale e sorridente gli fece iniziare bene la giornata…
Oddio, "faccia sorridente" non tanto a dire il vero, e il sesto senso del
Trifide, costantemente sul chi vive, lo avvertì che c'era qualche nuova bega in
arrivo, come se non bastassero tutte quelle attuali.
- Ch'a vuo' Anusak? Che successe?
- Padrone, c’è persona che vule di parlari con Trufidi, dici che lui freta, lui
facia che no piaci Anusak, Anusak pauri di lui.
Il Bietolone ebbe un brivido, se persino Anusak, ottimista per natura, era
preoccupato, allora c'era davvero qualche brutta rogna in arrivo, così non perse
tempo nemmeno per lavarsi alla fontanella e si mise in moto da par
suo.
(ndr: non che lavarsi sia una delle sue principali priorità nemmeno nelle giornate normali a dire il vero...).
Camminando spedito agguantò coi tentacoli un po’ di neve sporca con la quale fece in corsa delle rapidissime ed insufficienti abluzioni che lo resero vagamente presentabile, ed in pochi minuti raggiunse il lussuoso caravan dove aveva dimora.
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Il sontuoso motorhome rosa del Trifide, gradito lascito dell'ambiguo Eldo Tirrella, 'O Guappone.
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Si trovò davanti un orrendo ceffo spaparanzato sul suo divano preferito.
Pareva la caricatura del nipote di Al Capone, anche se parlava come il nipote di Biscardi.
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Al cospetto del Trifide, Don Ciccio 'O Ricchione, capo indiscusso della mala di Benevento, incute terrore allo stato puro con la sua maschera assassina e il micidiale AK 47 (muort che'pparla) in Moplen tra le mani.
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Il Cicorione rimase dapprima perplesso dal concetto, poi un lampo di comprensione illuminò il suo onesto volto.
Pizzo...mumble...pizzo...mumble
mumble...SIIIII! Tra la roba lasciata da Tirrella c'era qualcosa del genere,
trafelato rovistò dentro un cassettone ed in breve ne tirò fuori trionfante un
lussuoso centrotavola in plastica similpizzo e lo porse con noncuranza a don
Ciccio.
- Ecco tenete, si tratta di un caro ricordo di famiglia, roba fina eh? Ma se lo
desiderate davvero è vostro!
Don Ciccio spalancò gli occhi sbalordito, poi si incainì di brutto.
- Uè guaglio', che cazz'è sta fetenzia kà, io songo Don Ciccio o' Ricchione e
sto sgarbo non me lo dovevate affa'! - afferrò il centrino di plastica e lo
buttò via calpestandolo, poi afferrò il Trifide per la collottola - io voglio o'pizzo,
i soldi, e tanti sinnò o businisse qui ve lo scurdate!
Il nostro eroe, chiarito l'equivoco, tento di scusarsi facendo presente che non
solo non aveva una lira che fosse una ma che il circo stesso stava al verde di
brutto e che, con un pò di fortuna, sperava di risolvere a breve il periodo di
magra per partire con favolosi nuovi artisti.
Don Ciccio si guardò attorno e si rese conto che in effetti la situazione non
era delle più floride, anzi era grama assai, nella roulotte non vi era il minimo
oggetto di valore, per non parlare del circo e delle poche misere attrazioni
ingaggiate fino a quel momento.
- Vabbuò io songo n'omme e' core, tuorno tra un mese e vojo truva' miezzo mijone
pè la prutezione.
- Prutezione da che? - esalò il Trifide che non aveva del tutto capito la
situazione.
- Prutezione da me!
E se ne andò.
Iniziarono così due settimane tragiche, da un lato c'era il lato positivo della
vincita in arrivo, dall'altro la minaccia di Don Ciccio che di sicuro non si
sarebbe accontentato di mezzo milione se avesse sospettato della vincita.
Il GT si mise comunque alla ricerca delle sue "topine" per il balletto che
avrebbe fatto la sua fortuna, con i modesti incassi delle paperelle realizzò
persino un astuto volantino in cento copie, volutamente in bianco e nero come si
usava fare sui giornali, dove le belle fiole apparivano in tutto il loro
fulgore. Questi volantini li sparse un pò ovunque intorno al circo: i villici li
avrebbero raccolti, strabuzzando gli occhi, e sarebbero accorsi a frotte
aspettandosi chissà che...
La spettacolosa locandina del corpo di ballo delle Zoccole, parto della fervida e scaltrissima mente trifidica...nulla e nessuno avrebbero potuto impedire alla popolazione di accorrere a frotte per gustarsi la mirabolante esibizione danzante. |
Semmai, riflettè, subito dopo lo spettacolo avrebbe dovuto
sbaraccare in fretta e fuggire armi e bagagli per evitare di esser linciato dai
villici truffati, ma perchè preoccuparsi del dopo? Il Trifide viveva alla
giornata e pensare più in là dell'immediato gli dava un'atroce mal di testa: Cip
e Ciop , suoi unici neuroni erano assunti come lavoratori interinali, lavoravano
a progetto e per rispetto al contratto non gli consentivano di pensare più in là
di 24 ore, mica si potevano ammazzare di lavoro, sottopagati e malnutriti
com’erano.
(clicca il Trifide per collegarti in tempo reale col suo cervello)
In quei giorni vi furono per lui anche due imprevisti, uno fastidioso ed uno
molto bizzarro...
L'armadillo Ramon era fuggito con la Fetina - “verso un domani migliore” –
avevano detto, e il domatore di armadilli si era licenziato.
- Tre bocche in meno da sfamare - commentò filosoficamente.
L'altro imprevisto giunse inaspettato una sera in cui, divorata la solita pizza
fornita da Mastro Cirillo e alzandosi da tavola, fece cadere la sedia su cui era
appoggiato il suo cappottone in pelo di topo artico, si udì un distinto ed
inconfondibile urlo di dolore proveniente da quell’ammasso di setole e stoffa
ammontonato a terra.
- Ahi! Chitammuort a mammat, ma allora si propr strunz!
Allarmato, il Carciofo fece un salto indietro e gridò con voce stridula...
- Chi si nasconde qui?
E dalla tasca del cappottone uscì timidamente una pallina di pasta appiccicosa
di miele con codette multicolori al posto dei capelli...
- E tu chi sei?
- Sono uno struffolo - sforzandosi di parlare italiano -
ti ricordi quando ti comprasti 500 lire di noi alcuni giorni fa? Io per non
esser mangiato vivo ti sono scivolato in tasca e lì son rimasto appiccicato alla
stoffa sino ad oggi. Vuoi ancora mangiarmi? - disse con voce flebile e tremante
attendendo di conoscere la sua sorte...
Ora, noi ben sappiamo che il Trifide pur sempre tragicamente affamato era ed è
tutt'ora un vero cuor d'oro, sempre pronto ad accogliere con se i personaggi più
inverosimili.
–Da oggi questa sarà la tua nuova casa, ci occuperemo di te, benvenuto nel gruppo, Struffy.
Struffy non solo accettò il nuovo nome e l'invito con entusiasmo ma gli assicurò che si sarebbe guadagnato la fiducia di tutti dando consigli in caso di bisogno, anzi un consiglio volle darglielo subito.
(fine della diciassettesima puntata)
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